ASD Bagnolo Calcio a 5

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Due chiacchiere con....mister Manuel Ruini.

Mercoledi, 20 Gennaio 2016, 01:13

L’aspetto più positivo della gara con Bergamo qual è stato?

“Il risultato in primis, e in secondo luogo, ma non meno importante, la reazione dei ragazzi allo svantaggio e al primo quarto di gara sofferto, dovuto anche alla bravura dell’avversario, che non a caso occupa la terza piazza”.
 
Guardi la distanza dal terzo posto che vale i play off o dall’ultimo, che significa retrocessione?

“Guardo di settimana in settimana. Non mi importa la posizione, ma la crescita a livello di squadra”.
 
Come è cambiato il Bagnolo con gli innesti di Manuel Bressan e Mirko Antonietti?

“Sono due innesti che, grazie al lavoro del ds Giorgio Begnardi, ci consentono di gestire meglio le rotazioni durante l’arco della partita. Antonietti, all’aspetto realizzativo e qualitativo, abbina cattiveria e personalità, due elementi che aiutano a crescere l’intera squadra. Per quanto riguarda Bressan, è un giocatore di esperienza in categoria, da cui ci aspettiamo tanto, e su cui puntiamo”.
 
Quanto mettono in difficoltà un allenatore i “problemi” di abbondanza nelle scelte?

“I problemi sono più gestibili quando si ha dell’abbondanza, rispetto alla situazione contraria. Con l’abbondanza tutti i giocatori devono sudarsi il posto”.
 
Una delle novità della stagione è la “torcida giallonera”, il gruppo di tifosi che, sabato dopo sabato, ha alzato letteralmente il volume sugli spalti di Bagnolo. Frasi di circostanza a parte, è un aiuto concreto?

“Sicuramente la vicinanza del pubblico, anche nei momenti più difficili, ci aiuta a giocare con un uomo in più. Sta a noi, partita dopo partita,  alimentare sempre più interesse nei confronti della nostra squadra”.
 
Sabato prossimo un esame di maturità sul campo del San Biagio Monza; in trasferta Bagnolo ha quasi sempre steccato, e non ci saranno gli squalificati Ottavio Muto e Bruno Salerno…

“E’ vero, mancheranno Muto e Salerno, ma ci saranno altri giocatori importanti che sapranno e dovranno assolutamente confermare che il Bagnolo non vive di singoli, ma di collettivo”.